Memorie di una (ex) fashion victim: il migliore amico di una ragazza

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Non sto per parlare di diamanti, sia chiaro.
(Del Solitario in particolare: mai nome fu più appropriato.)

Voglio qui invece onorare la pietra miliare del mio guardaroba, Lui, l’acquisto folle di una sbarbatella in vacanza a Vienna, che ha resistito, impavido superstite, agli anni, ai traslochi e ai momenti FengShui (quando LaCasalinga prende il sopravvento, e mi fa riempire sacchi e sacchi destinazione Caritas senza fermate).

Lui è un miniabito nero senza spalline in poliuretano (plastica fa così cheap!).

Solo da poco però mi sono fermata a considerare quant’è estremo.

E sento il dovere di giustificarmi… Perché le sue origini sono tutt’altro che onorevoli.

La verità è che illo tempore (vi ricordo che ero minorenne, incosciente e ancor più provinciale di ora, se possibile) ero entrata in fissa dopo aver visto –ebbene sì- un video delle Spice Girls, in cui la Posh – mia preferita- indossava un tubino nero strapless che mi sembrava allora l’apoteosi dello chic (sigh!).

 

Dovevo averne uno. Victim mica per niente.

Non tiro in ballo nemmeno l’indigenza studentesca… probabilmente ero talmente piccola che prendevo ancora la paghetta.

Ufficialmente in visita culturale nella capitale asburgica, tra Santo Stefano e la Hofburg fotografavo mentalmente ogni vetrina nella speranza di incontrare lo scuro oggetto del mio desiderio.

Finchè sulla sulla MariahilferStraße, di fianco alla porta di un negozio punk dall’aria equivoca, eccolo lì: un rettangolo traslucido di plastica nera made in London, UK.

Era nero. Era corto. Non aveva le spalline. Tanto bastava.

Inutile dire che me lo portai a casa senza nemmeno provarlo.

Inutile anche precisare che quel tesoro, dopo una misera sfilata in albergo davanti alle mie poco convinte compagne, giacque negletto, ma non dimenticato, nell’angolo più buio del mio armadio per anni.

La resurrezione avvenne quando, raggiunta finalmente l’età legale, andavo a ballare con un’amica i venerdì sera, e il famoso bustier fu eletto ufficialmente mia mise da battaglia.

Indossavo il glorioso tubino una settimana sì e l’altra pure, principalmente per due motivi: innanzitutto, stavolta sì studentella squattrinata, preferivo investire i miei soldi in capi più quotidiani, e in secondo luogo ero fermamente convinta (come d’altronde lo sono tutt’ora) delle virtù dimagranti di questa guaina plasticosa, che ti sigilla dal busto alla coscia come un cotechino precotto, ed effettua anche un micro-massaggio snellente.

Dopo aver ballato per tre ore indossandolo, secondo me perdi fino a 4 centimetri di girovita.

Sarà per questo che il tubino resiste, anche se di tempo ne è passato un bel po’: dopotutto, Coco Chanel aveva ragione…

Un petite robe noir è per sempre.

Ovviamente, nel mio guardaroba, decine di abitini neri si sono alternati nel corso degli anni, ma Lui è il superstite di più lunga memoria, ed assiste imperterrito all’avvicendarsi di trend e stagioni.

È vero, la plastica è più resistente della lana o della seta…

Ma ha anche un’allure fetishda non sottovalutare.

Sarà mica per questo che è riuscito a schiavizzarmi?

Questo articolo ha 13 commenti

  1. AWomanAMan

    >Piccoli capi che rimangono in quell'angolo del guardaroba, diventato scrigno, blindato di emozioni e vissuto.

    Che delizia… 🙂

  2. anonimo

    >Quel che è rimarchevole, è il fatto che TU sia riuscita a resistere al tubino. Che tu ancora riesca a calzarlo con leggiadria degna di una valchiria di periferia, che fulmina con lo sguardo e riflette la luce sul poliuretano lucido inconfondibile. Tesò, t'adore.

    [n]

  3. Chiccolicca

    >Mamma mia, il tubino della Posh Spice!! Me lo ricordo quel video!

    Mi accodo al commento anonimo qui sopra: non so quanti anni avessi da sbarbatella, ma il fatto che tu ci entri ancora è una cosa fenomenale!! 🙂

    Fede (con quel pizzico di invidia per la tua taglia "sempreverde")

  4. DowntownDoll

    >@Chiccolicca

    Ti confesso un piccolo segreto.

    Quella plastica è vagamente estensibile. E il mio corpo assolutamente plasmabile, quando si tratta di entrare in un vestito.;)

  5. Fezensac

    >bella la foto dolcezza, è una new entry?

  6. anonimo

    >be si il tubino nero di plastica e' da delirio di onnipotenza assolutamente …..nemmeno kate lo mette molto quindi sei entrata ufficialmente nell'olimpo con questo post

    ahahahhaahahaah

    stammi bene!

  7. anonimo

    >il maschio ignorante qui si chiede: "ma se dovessi sfilartelo, come faccio a non provocarti abrasioni e ustioni letali?"

  8. PAThOsLOGICO

    >borotalco,

    in questi casi

    almeno,

    per i pantaloni da rocker,

    funziona

  9. orenove

    >Non ti fa sudare irritandoti la pelle e facendo uscire dei fastidiosi foruncoli piccoli piccoli ma ben visibili?

  10. DowntownDoll

    >@orenove

    in relatà no…

    Ma non l'ho mai indossato per più di qualche ora…

  11. fetishouse

    >Diamo un nome alla plastica:-)

    latex o rubber e oltre al tubino ci sono unnumerevoli capi che fasciano il corpo come una seconda pelle, e' un must fetish…

    complimenti per la scelta e la personalita' di indossarlo:-)

    Rp

  12. Melkor78

    >Affezionarsi ad un vecchio indumento è bello, a me capita di rado ma piace. La foto insegna che il vestito conta ma che il miglior amico per una ragazza è il sorriso X

    @#7

    Perché non provi ad alzarlo e ad abbassarlo un po' dove serve e a lasciarlo lì? 😉

  13. anonimo

    >Inutile dire che me lo portai a casa senza nemmeno provarlo.

    Inutile anche precisare che quel tesoro, dopo una misera sfilata in albergo davanti alle mie poco convinte compagne, giacque negletto, ma non dimenticato, nell’angolo più buio del mio armadio per anni.

    Inutile, già.

    Fulcro V.

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