Gucci: il lusso dell’ironia

Argomenti del post

Interessante la nuova campagna stampa di Gucci.

La griffe fiorentina, in occasione del suo novantesimo anniversario, licenzia il glamour iper-patinato – e vagamente discinto- che l’ha contraddistinta negli ultimi anni. Al suo posto, sfodera due foto d’archivio, che ritraggono solerti artigiani intenti a tagliar pelli in vetusti opifici. Le immagini, scattate negli anni ’50 in via delle Caldaie, raccontano una storia che oggi sa di favola, e che suona più o meno così.

C’era una volta una pelletteria artigiana, che produceva valigie davvero eccellenti. E poi borse solide e senza fronzoli, realizzate secondo la più nobile tradizione italiana: pezzi destinati agli happy few che se li tramandavano di generazione in generazione. Una concezione di lusso esclusiva, in tutti i sensi del termine.

Oggi, che il lusso è pop, il piccolo atelier di Firenze è diventato un gigante del lusso, cash-cow brand del gruppo Ppr. Ci sono ancora serie limitatissime, realizzate per facoltosi committenti: ma il fatturato lo fanno occhiali, profumi e bagatelle e come potrebbe essere altrimenti?

Comunque in alto i cuori: adesso anche comprando un portachiavi potremmo sognarci jet setter anni cinquanta. E brava Gucci a onorare la sua storia: è grazie ad essa che oggi può esser quel che è.

 

Questo articolo ha un commento

  1. Melkor78

    >
    Sono così ignorante in fatto di moda che pur essendo fiorentino non sapevo lo fosse anche gucci :-p comunque il vintage è bello anche nella pubblicità X

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.