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1.Dispetti Karmici
Il Fra è il classico Ex-Che-Ti-Ha-Spezzato-Il-Cuore.
Quello che, anche dopo anni che è finita e tu ti sei rifatta una vita – molto migliore di quella che avresti avuto con lui, of course– ti fa covare un sentimento di vendetta feroce che supera abbondantemente i limiti del patologico.
Devo dire comunque che ultimamente, forse in virtù del fatto che sono passate ere geologiche dall’epoca in cui ci siamo reciprocamente sfanculati ( OK. Lui ha sfanculato me. Io ho perso ogni parvenza di dignità.), o forse perché in tutto questo tempo casualmente non ci siamo mai incontrati, il suo ricordo si era fatto sempre più vago.
La sua figura, grazie ad un graduale ed affascinante processo di Rimozione, stava finalmente migrando verso il paradiso fiscale della memoria.
Ma proprio nel momento in cui, guarda caso, io ho appena avuto un’ esperienza che non esito a definire di pre-morte, ecco che ha luogo il fatidico (re)incontro.
Chiaramente, sapevo che sarebbe successo, e mi ero già fatta tutti i miei film: sarò bellissima, sarò fighissima, lui si mangerà le mani.
Ammetto che il Karma mi coglie un po’ di sorpresa, ma non dispero: dopotutto sono in gran tiro stasera, sono alla festa con la gente giusta e in poche parole faccio la mia porca figura.
I due mojito che ho già ingurgitato mi regalano (almeno credo) un’attitude molto cool.
Il Fra si avvicina, mi saluta come se ci fossimo visti due ore prima allo spritz, e attacca a raccontarmi della sua nuova vita.
Sorpresa e ammetto, gratificata, fingo un gran interesse mentre cerco di indovinare il fine ultimo della conversazione.
Non devo attendere a lungo: nel giro di un drink ecco che mi annuncia la lieta novella: “Ah e, a proposito, sai che a fine giugno mi sposo?”.
“Con quella che ho incontrato dopo aver mollato te” dice
La sua coscienza – che a quanto pare si fa viva solo adesso– gli impone di comunicarmi ufficialmente questa novità che avrei preferito ingnorare.
Comunque, ormai sono adulta, e non perdo un grammo del mio understatement: sorrido, mi congratulo come da copione, concludo la conversazione con tutti i crismi del bon ton.
Poi, mi lancio nella bolgia del locale, dove mi faccio confortare da un numero imprecisato di Long Island e da un gran bel pezzo di figliolo tedesco di cui ancora oggi ignoro il nome.
2. Epicureismo Zen
Una settimana dopo i fatti, la lacrimevole storia di cui sopra era stata felicemente archiviata.
Ma un giorno, mentre come un demiurgo mi accingo a portare ordine tra le mie calzature, mi telefona Victoria.
Spiccia i convenevoli in quattro e quattr’otto perché, dice, deve darmi una notizia che non necessita di preamboli: il matrimonio del Fra è stato annullato.
Ammetto che il Karma mi sta improvvisamente più simpatico, ma la cosa non mi rende felice.
Più che altro mi allarma.
Mi ricordo d’un tratto una proiezione statistica, che recitava col solito tono saccente: ”Nel 2012 la metà della popolazione tra i 30 i 50 anni sarà single”.
Odio le fottute statistiche, e questa in particolare, perchè mi era suonata come una condanna.
Insomma, perché proprio noi? E quelli che nel 2012 avranno 25 anni, vivranno per sempre felici e contenti? Uffa, e poi tutto quello che vedo in giro sembra darle ragione.
Sistemare le scarpe nelle loro scatole è un’attività che da sempre mi è sembrata molto zen.
E credo che avrei le carte per diventare una monaca buddhista, mentre continuo a meditare sullo scottante tema “ Che cazzo, siamo condannati alla solitudine?”.
Forse sì, saremo tutti soli, ma mi consola pensare che saremo proprio in tanti. I segnali, è vero, ci sono: l’ egoismo emotivo è dilagante. Innegabile. Resistere sarebbe come nuotare contro corrente: fai un casino di fatica e non vai da nessuna parte.
Mi vengono in mente milioni di esempi di persone che conosco, e siamo tutti sulla stessa barca.
La stabilità emotiva è un lusso del passato, come la cuoca fissa o i bauli al seguito.
Vedo gente che sta insieme una vita senza mai condividere la casa, e coniugi separati che vivono sotto lo stesso tetto.
Coppie che si sposano nel giro di due mesi, e altre che dopo dieci anni di convivenza ancora non se la sentono di fare il grande passo.
Mariti irreprensibili che un giorno mollano moglie e pargoli per un aitante giovanotto, e ragazze di sessant’anni col fidanzato di trenta.
Conosco ottimisti che hanno divorziato a sessant’anni e coraggiosi che si sono sposati a settanta.
Ok, non è del tuttoconvenzionale, ma che in questo gande cambiamento si nasconda un’opportunità?
Mentre osservo compiaciuta la pila di Prada, YSL e Marc Jacobs che si staglia maestosa come un grattacielo in miniatura, capisco qual è la strada: di base non abbiamo altra scelta che fidarci del Karma, sperando che anche lui si fidi noi. E, per sicurezza, mai dimentcare di coprirsi le spalle.
Come diceva il veccio adagio: Credi in Dio, ma ricorda di chiudere a chiave la macchina.