Web writing: semplice non vuol dire banale

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Qualche tempo fa, un’amica che scrive per il sito di una nota rivista di moda mi ha mandato un suo articolo in preview.

Era appena un po’ lungo per gli standard del web, ma il discorso filava liscio come l’olio. Me lo sono letta proprio di gusto, infarcito com’era di riferimenti colti e di aneddoti divertenti sulla storia del costume.

Immaginate quindi il mio dispacere quando sono andata a vederlo on-line e l’ ho trovato amputato, privato proprio delle parti più interessanti e ridotto a poco più che una sequela di ovvietà. “Era pesante” mi ha detto l’amica – quasi a voler giustificare la ghigliottina dell’editor.

Ora, io riconosco che, probabilmente, chi entra in un sito fashion non si aspetta di trovarci la critica della ragion pura. Tuttavia, esistono tanti espedienti per rendere ” digeribile” un testo online senza partire dalla soluzione più drastica, cioè tagliare i concetti. Per esempio:

  • Utilizzare la regola della piramide inversa
  •  Suddividere il testo in piccoli paragrafi e spaziarli: è utilissimo per facilitare la lettura
  •  Semplificare la struttura. Una frase lunga può trasformarsi in due frasi brevi, si possono eliminare le subordinate, si può lavorare su una costruzione tipo: soggetto-verbo-complemento
  • Usare parole-chiave, ed evidenziarle in grassetto in modo da rendere più agevole la scansione visiva del testo
  • Sostituire le parole “difficili” e con dei sinonimi più comuni. (Sempre cum grano salis però. Io credo che la ricchezza lessicale sia per l’appunto una ricchezza. A costo di fare una googolata in più)
  • Se c’è una gallery, indispensabile per incrementare le page-views, è meglio disporre le immagini secondo un filo logico, e corredarle con didascalie coerenti

Ecco, questa lista non è per nulla esaustiva, sono suggerimenti di puro buon senso, e mi servono per dire: prima di sacrificare i contenuti, di strade da tentare ce ne sono parecchie.

E invece fin troppo spesso vedo che si gioca al ribasso (anche chi i contenuti li fa di mestiere, leggi gli editori).
Come se l’audience non avesse un neurone, perchè  tanto sul web “nessuno legge, al massimo si guardano le figure”.

Ma se nessuno legge, mi viene da dire, non sarebbe il caso di farsi anche un po’ di esame di coscienza?

Questo articolo ha un commento

  1. Chiara

    Concordo con te, e aggiungo: l’utenza va EDUCATA! Evviva i contenuti “succosi”, ben vengano le informazioni e gli aneddoti (sì, anche a costo di sgooglare). Anche perché se devo leggere qualcosa che troverò, più o meno simile, in 10 altri siti che senso ha continuare a consultare proprio quel determinato articolo?

    Chiara

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