Galateo del Lutto ieri e oggi

Argomenti del post

Alla vigilia della commemorazione dei defunti, invece di parlare di Halloween come tutto il resto del mondo, ho deciso di dedicare un post al  galateo del lutto.

Nella società contemporanea la morte è stata allontanata ed esorcizzata, fino a diventare un tabù.
Anche solo parlare di questo argomento sembra di cattivo gusto.
E forse magari lo è… Fino al momento in cui (è inevitabile) dobbiamo fare i conti con la scomparsa di una persona cara, di un amico, di un conoscente.
E non sappiamo che pesci pigliare.

l'imperatrice elisabetta d'austria veglia la salma di Ferenc Deak

Fino a un paio di generazioni fa, con la morte c’era molta più confidenza.
Basta pensare che prima dell’avvento degli antibiotici  si moriva per le cause più banali (son passati settant’anni, mica settecento). Un’appendicite, un ascesso a un dente potevano essere fatali. I bambini molto spesso non superavano i cinque anni di vita. E soprattutto: si moriva in casa, nel proprio letto.
La morte era una faccenda molto comune, ed era accettata come una componente inevitabile (e familiare) della vita.

Galateo del Lutto nel passato

una statua funeraria

Divagazioni filosofiche a parte, in passato il lutto era regolato da norme molto precise.
Che riguardavano innanzitutto il dress code  per i congiunti del trapassato.
Esemplare il caso della Regina Vittoria (nell’immagine di copertina) che dopo la morte dell’amato marito Albert indossò la toilette da lutto per il resto della sua lunga vita…

Ma anche senza arrivare a questi estremi, le regole erano piuttosto pressanti.
Le vedove, per esempio, erano tenute a portare il lutto per due anni. Nel primo periodo era richiesto di osservare il lutto stretto (ossia vestiti neri, accollati e coprenti, no al cappello, viso velato), poi per il resto del primo anno si potevano indossare unicamente abiti neri e castigati.
I gioielli erano vietati.

il dettaglio di una tomba di canova

Il secondo anno si adottava invece “mezzo lutto“, nel quale potevano essere presenti in piccole dosi anche il grigio, il bianco e il violetto e con cui potevano essere indossati gioielli da lutto e perle.
Se a mancare erano genitori o figli, il periodo di lutto da osservare scendeva a un solo anno, che si riduceva a tre mesi per cugini, zii, e altri parenti meno prossimi.

Gli uomini – come sempre – se la cavavano più a buon mercato: per loro era sufficiente indossare un nastro da lutto al braccio, sul cappello, oppure sul bavero della giacca.

Per tutta la durata del lutto, erano proibite le attività sociali (visite, teatro, etc) e qualsiasi frivolezza.

Il defunto veniva vegliato costantemente, fino al momento delle esequie, ed era pratica comune coprire gli specchi, perché si temeva potessero “catturare” l’anima uscita dal corpo.

Galateo contemporaneo del Lutto

una scultura tombale con un angelo che piange

Oggi le cose sono decisamente cambiate. Eppure ci sono delle regole di buon comportamento che – anche e soprattutto in un momento così traumatico – ci sollevano dal dubbio di non sapere cosa dire o cosa fare.

Vediamole brevemente.

Dress code

  • Le rigide norme del passato sono ormai superate. Ma il rispetto è ancora dovuto. A funerali e camere ardenti ci si veste in grigio scuro, blu notte o altre tonalità sobrie: il nero dovrebbe essere riservato ai parenti stretti del defunto. Così come, solo a loro, è concesso in via eccezionale di indossare occhiali scuri anche all’interno.
  • Assolutamente da evitare: gioielli vistosi, fantasie, tacchi alti, stivali e pellicce.

Necrologie&Biglietti

  • Dopo aver avvisato a voce i parenti prossimi, la famiglia del defunto pubblica sul giornale locale un necrologio per comunicare alla comunità il decesso e permettere a chi fosse interessato di partecipare alle esequie. Fondamentale dunque indicare data e luogo del funerale, o indicare in alternativa “le esequie avranno carattere privato”.
    Dopo la sepoltura, la famiglia risponderà a tutti coloro che hanno inviato telegrammi, fiori o partecipazioni sul giornale con un biglietto di ringraziamento, che sarà scritto o stampato su un cartoncino listato a lutto.

Assolutamente da evitare: diffondere la notizia di un decesso via social network
un angelo piangente statua

Condoglianze 

  • Non appena si riceve notizia di un lutto che ha colpito una persona cara, il galateo richiede di inviare un telegramma di cordoglio.
    In seguito, è buona prassi fare una telefonata e, se si era molto prossimi al defunto, mandare anche un biglietto in cui si rievocano momenti piacevoli trascorsi assieme.
    Quando si porgono le condoglianze di persona, è bene evitare la parola “condoglianze” ed esprimere il proprio dolore in maniera più personale e meno stanrdadizzata.
  • Assoultamente da evitare: le condoglianze via SMS.

Rito funebre

  • Ai funerali ci si presenta con qualche minuto di anticipo. Appena arrivati, è d’obbligo e firmare il registro delle condoglianze in maniera leggibile (servirà alla famiglia per capire chi deve ringraziare). Per tutta la cerimonia, il contegno dev’essere adeguato all’occasione: serio e rigoroso.
    Questo vale anche per i parenti del defunto: il dolore, per quanto straziante, non andrebbe esibito.
    Alla fine della cerimonia i parenti ricevono le condoglianze dei presenti. I congiunti saranno poi in testa al corteo funebre, seguiti dagli altri parenti, dagli amici e dai conoscenti.
  • Assoultamente da evitare: i cellulari accesi durante la funzione. Gli applausi all’uscita della bara, a meno che il trapassato non appartenesse al mondo dello spettacolo. In questo caso, si applaude, simbolicamente, l’ultima uscita di scena.

Fiori o altre intenzioni 

  • I fiori per il defunto si fanno recapitare alla camera ardente, a casa o al massimo in chiesa. In nessun caso si consegnano nelle mani dei parenti. Garofani e crisantemi sono grandi classici, assieme ai gigli (=purezza) e a tutti i fiori dalle tonalità chiare.
  • Qualora si presenti la dicitura “non fiori ma opere di bene” è doveroso rispettare le volontà del defunto, e si farà dunque una donazione all’ente indicato dalla famiglia.un angelo scolpito su una tomba
    Hai trovato utile questo post? Puoi approfondire leggendo l’articolo dedicato alle condoglianze, cosa dire e cosa assolutamente evitare.

Questo articolo ha 13 commenti

  1. Barbara

    Ho trovato molto utile questo post come lo sono tutti quelli pubblicati da Elisa. Credo sia molto importante conoscere come ci si debba comportare per risultare impeccabili in ogni occasione.

    1. Elisa

      Grazie infinite Barbara!

  2. Ludovica

    Come si deve firmare una vedova nei biglietti di ringraziamento alle condoglianze 1)cognome coniuge 2)cognome di nascita +cognome coniuge 3)cognome coniuge + cognome di nascita.
    ps:il coniuge ha un doppio cognome. Grazie

    1. Elisa

      In Italia la signora non prende in automatico il cognome del marito, quindi se scrivi i biglietti a mano dovresti firmarti col cognome da nubile.
      Se invece si tratta dei biglietti prestampati “La famiglia XY ringrazia” quelli non andrebbero firmati anche se io trovo cortese aggiungere almeno una sigla a mano

    2. Elisa

      I biglietti di ringraziamento non si firmano: si scrive solo La Famiglia XXX Ringrazia

  3. Francesca

    Se non si desidera che alcuni parenti di primo grado partecipino alle esequie, perché con loro non si hanno rapporti, come fare per tenerli lontani da funerale e sepoltura? Grazie.

  4. Simona

    Ineccepibile.

  5. Mariolina

    Sempre utile e chiarissima . Grazie

    1. Elisa

      grazie infinite

  6. Elisabetta

    Grazie ,come sempre,per le sue indicazioni precise e bon ton. Ha perfettamente ragione ,il.lutto ,oggi si vive in modo diverso. Io bimba piccola orfana di padre per 2 anni non ho potuto indossare una gonna scozzese ,che mi piaceva molto, perché c’era una riga rossa.

    1. Elisa

      Grazie Elisabetta per aver condiviso questo ricordo…

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